Narrazioni sospese – 2017

In occasione della Giornata del Contemporaneo, 14 Ottobre 2017, annunciamo l’apertura di un nuovo spazio deputato alla programmazione di progetti d’arte contemporanea: lo “Studiottantuno contemporary art projects”, sito in via G. Romano 81 a Mantova con la mostra inaugurale “Narrazioni sospese”.

In linea con le scelte culturali della direzione, e con la finalità di dare sostegno e visibilità alla ricerca di giovani protagonisti di qualificata preparazione, viene presentata come inaugurale l’esposizione dei lavori di quattro giovani artiste: Morena Buser, Veronica Losantos, Patrycja Konstancja Rozwora, Viviana Vitale, selezionate come finaliste dell’European Photography Award edizione 2017 . Esse presentano un particolare filo conduttore, sia nei contenuti che nella struttura processuale delle opere, pur mostrando diversità che connotano i singoli lavori con diverse morfologie creative. Sulla tematica personale si articolano infatti interessanti varianti narrative.

Così si può notare nel lavoro “Le viole sono dei bambini scalzi” di Viviana Vitale la minimalità essenziale per raccontare un luogo a lei caro. Come in un grande palinsesto della memoria, gli spazi bianchi che si alternano a fotografie e testi, stimolano per chi guarda nuovi racconti.

Aperture: 2.2
Camera: iPhone SE
Iso: 80
Orientation: 1
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Ad essa si contrappone la composizione fotografica installativa di Veronica Losantos, “Screen memories”. Poetico racconto di memorie familiari, si snoda per flash emotivi intorno ad un’immagine generatrice che crea indizi e collegamenti mentali a distanza.

Author: G.Zatti
Aperture: 3.5
Camera: NIKON D800
Iso: 800
Orientation: 1
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Patrycja Konstancja Rozwora in “From a Family Album” si affida quasi esclusivamente all’uso della parola narrante. Sono ricordi di situazioni familiari da ascoltare in cuffia davanti alle immagini delle donne di diverse generazioni della sua famiglia che sono state fondamentali nella sua formazione identitaria.

Aperture: 8
Camera: NIKON D3100
Iso: 3200
Orientation: 1
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Si mette a confronto con un ipotetico tempo di una proiezione assente il lavoro di Morena Buser, “Alucha”. La immagini, quasi fisse dentro schermi video, forse a segnare una mancanza, mettono in attesa di qualcosa che non accade e sospendono lo spettatore, con le voci in sottofondo, in una dimensione tridimensionale. Le immagini fotografiche, in rapporto ad altri linguaggi, come interstizi o intervalli di un più complesso percorso, diventano in tutte queste opere forse solo l’avvio o il pretesto o la chiave di volta di una riappropriazione di tempi e spazi mentali che anche chi guarda é chiamato a percorrere secondo una personale costruzione.

Orientation: 1
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