Metafotografare il museo – 2018

Studiottantuno Contemporary Art Projects ha promosso e sostenuto la residenza artistica degli artisti selezionati dal Master di Alta Formazione sull’Immagine Contemporanea della Fondazione Modena Arti Visive – Fondazione fotografia, Federica Porro e Marco Tagliafico.

La residenza artistica svoltasi nel mese di settembre 2018 ha proposto il museo come luogo molto frequentato dalla fotografia contemporanea, ed in particolare con il Museo di Palazzo d’Arco, ricco di storia e di memoria della famiglia dei conti d’Arco, che con biblioteca, archivi, raccolte d’arte e naturalistiche, è stato giudicato un contesto idoneo a dare un’ampia possibilità di interpretazioni e nuove narrazioni per i giovani artisti.

Federica Porro e Marco Tagliafico, usando la fotografia in modo molto libero, fuori da schemi tradizionali, mettendola in relazione con diversi linguaggi quali video, installazione e disegno, hanno dato una prova significativa di ciò che significa il fotografare secondo una visione sperimentale, interpretandolo come possibilità di tradurre un’ampia esperienza di percezioni, suggestioni, contenuti intellettuali.

Federica Porro ha fondato il suo sui contenuti legati al rapporto tra mito, astrologia ed astronomia suggeriti dagli affreschi cinquecenteschi della sala dello Zodiaco dipinti da Giovanni Maria Falconetto, che essa ha assunto secondo una sua visione interpretativa tra immaginario e scientifico, riproponendo negli spazi di Studiottantuno Contemporary Art Projects due installazioni ambientali. I suoi lavori creano un coinvolgimento che impegna in una fruizione attiva lo spettatore sia spazialmente che percettivamente. Come in un grande collage visivo ove si fondono le forme frammentate ottenute con mezzi digitali e stampate su carte di grandi dimensioni a coprire le pareti di una sala o appese a scendere dal soffitto in un’altra, essa realizza un efficace uso scenico della fotografia. A Palazzo d’Arco si potrà vedere invece un intervento d’installazione ancor più strettamente legato alla sala dello Zodiaco ove l’artista al settimo segno zodiacale della bilancia che è mancante negli affreschi, ci ripropone una sua ricostruzione e personale interpretazione.

Marco Tagliafico usando il metodo analogico di negativo-positivo, in apparenza più tradizionale, in realtà mette in discussione il rapporto tra immagine e realtà intervenendo con diverse alterazioni del processo di stampa e anche direttamente con il disegno su di essa, fino ad ottenere più immagini che sono una sorta di sovrapposizioni per un’immagine finale. La sua vocazione a reiterare il processo fino a rendere l’immagine di partenza quasi non ravvisabile sembra mettere in scacco lo stesso processo fotografico anche come esplorazione metalinguistica. Funzionale al suo procedimento e alla sua poetica sono stati gli elementi ornitologici trovati nel museo nelle sale del gabinetto scientifico naturalistico di Luigi d’Arco. A questi lavori si aggiunge anche l’uso della proiezione video in un particolare visore che, con l’aggiunta del movimento, dà un’idea di trasformazione quasi metamorfica alle diverse immagini di uno stesso soggetto.