Studiottantuno Contemporary Art Projects ha inaugurato sabato 16 settembre alle ore 18,00 negli spazi di via G. Romano 81, un nuovo progetto con opere di Gianni Ferrero Merlino dal titolo “Apollo è mio amico”.
Si tratta di un progetto recente di disegno e pittura che ha valore di tappa processuale ed insieme di risultato di identità complessa per il carattere da una parte di un non finito dell’opera, dall’altra di forma installativa quindi deputata anche ad inserirsi in modo attivo nello spazio della galleria. Indagare il processo del vedere, della sua costruzione sembra essere sempre stato un punto fondamentale della ricerca dell’artista come interdipendenza di fattori psico-percettivi di varia natura che stanno sul confine di un tempo inafferrabile tra sensazione visiva e visione immaginativa, percezione e apparizione, presente e memoria. Per fare questo inizialmente Gianni Ferrero Merlino si è servito della fotografia come dispositivo per capire le implicazioni di come funziona il nostro vedere proprio mediante l’occhio fotografico e la sua proceduralità. Oggi, partendo dalla stessa suggestione fotografica dell’immagine latente delle cose che si forma attraverso la superficie sensibile esposta alla luce, arriva ad una sua visione materiale ed immateriale insieme che mantiene un tratto di imponderabile fenomenicità quasi “magica” attraverso il disegno e la pittura. L’artista sembra giungere ad un avvicinamento sempre più stretto con il processo del vedere che contempla dentro le maglie del suo deposito culturale anche il mito come espressione, egli dice, del “sensibile” da cui parte ogni nostro complesso contatto con il mondo in tutte le sue implicazioni e variabili esperienziali. Così Apollo non è solo riferimento culturale esterno nei suoi valori simbolici ma è il pretesto per parlarci di quel confine dell’apparizione dell’immagine tra mondo del precosciente e della presa di contatto con la realtà, già anticipato in nuce da alcuni lavori come Seraphita e Folding. Apollo come apparizione indica dunque non tanto una presenza fantasmatica ma alla fine una concretezza quasi fisica come tappa di un processo di presa di coscienza e di lento rimpossessarsi del corpo nella sua piena consapevolezza e come rispecchiamento dialogico di sé nelle cose del mondo che diventa necessariamente una sorta di unità inscindibile. L’operazione esplora il processo stesso del vedere nelle varie tappe del processo creativo tra annotazioni, disegno, pittura, installazione.